La vedo. Una cima frastagliata, coperta di neve. Le montagne, oltre i palazzi, in uno spicchio libero di cielo azzurro. Un istante, voltando la testa davanti alla saracinesca dell'ufficio postale, appena calata giù.
Amalia-doveri della giornata 0 a 1. Però le montagne mi fanno venire voglia di mondo. Fa un freddo porco e mi dirigo verso il bancomat, che devo ricaricare il cellulare... (bancomat rotto: Amalia-doveri della giornata 0 a 2).
Passando accanto alla chiesa un signore con la barba brizzolata e l'aria egiziana mi tende il cappello di lana per le elemosina e io faccio di no con la testa. Proseguo e penso, chissà cosa pensa lui, di tutte queste persone che gli sfilano davanti nel fine settimana, scuotendo la testa in segno di diniego, come me. So poco, praticamente niente della cultura islamica... E magari lui è cristiano, copto, o per nulla egiziano, ma di Busto Arsizio, però tanto nella cultura islamica, che in quella cristiana, la carità sarebbe una cosa importante e in generale il concetto di guardare in faccia e considerare gli altri anche nelle loro difficoltà, dovrebbe essere semplicemente umano: tendere una mano... Da bambina guardavo "i poveri" senza capire cosa fossero, ero contenta quando i miei mi davano una moneta da dargli, se suonavano, oppure se erano vecchi... Da più grande ho smesso di dare monete, perché che ne sai veramente che ci fanno e se ne hanno bisogno? E poi le elemosina non servono... Le faccio solo ogni tanto per i musicisti, se nella metro, o per strada mi piace come suonano. Ma ancora non capisco cosa siano "i poveri".
Fa davvero freddo e non ho ancora fatto colazione, per cui mi ficco in un bar pasticceria. Ha rinnovato l'interno da poco, affastellata, accogliente, da vecchia sala da tè, ora ha i tavoli e il bancone, geometrici e studiati, cristalli e un triste influsso ikea nell'alternanza di legno con finitura faggio e wengé, uno spazio freddo, funzionale... Ma è rimasto buono. Mi siedo a uno dei tavoli e chiedo una cioccolata calda. Visto che col dovere oggi non funziona, proviamo con il piacere.
La cioccolata densa è una festa. La tazza bollente mi scalda le mani. Al contatto con l'aria lo strato più superficiale fa una pellicola spessa e budinosa, che raccolgo col cucchiaino e metto in bocca. Un piccolo lusso, questo benessere vellutato, mentre fuori si annuvola. Dicono che questa sera nevica.
dichiarazione di apertura
All'inizio, Milano per me era una città di quinte. I suoi viali ampi segnavano rotte precise, tra palazzi grandi dietro cui non sapevo mai cosa ci fosse. Poi ho scoperto che Milano e' una città di cortili interni, di improvvise viuzze di paese, di acqua sotterranea, che occasionalmente esonda sorprendendo l'amministrazione comunale.
Tra queste due Milano non ho ancora trovato un passaggio. Rimangono due città distinte, come la Milano degli aperitivi, dei brunch, dei creativi alternativi ma rampanti, dei locali minuscoli e acidi, spaziosi e minimalisti indecisi tra New York e Giappone, rinomati, dove bisogna farsi vedere... e la Milano delle latterie, delle osterie, dell'arci, del parco agricolo sud, delle cascine, delle bocciofile, della solidarietà da case di ringhiera, di un senso civico raro, brusco ma prezioso.
E non ci sono solo queste due Milano, perché, come dice Aldo Nove nel suo libro: "Milano non e' Milano". Basta uscire un venerdì mattina e passando per Corso Buenos Aires, trovare un recinto con le pecore, per capirlo.
Voglio provare a raccontare la Milano che vedo. Io che ci sto da 6 anni, che vengo da Roma, che non pensavo di restarci tanto e che ancora cerco di orientarmi tra le sue strade troppo dritte. Che sono persa a Milano ogni giorno e sono parte di questa città.
Tra queste due Milano non ho ancora trovato un passaggio. Rimangono due città distinte, come la Milano degli aperitivi, dei brunch, dei creativi alternativi ma rampanti, dei locali minuscoli e acidi, spaziosi e minimalisti indecisi tra New York e Giappone, rinomati, dove bisogna farsi vedere... e la Milano delle latterie, delle osterie, dell'arci, del parco agricolo sud, delle cascine, delle bocciofile, della solidarietà da case di ringhiera, di un senso civico raro, brusco ma prezioso.
E non ci sono solo queste due Milano, perché, come dice Aldo Nove nel suo libro: "Milano non e' Milano". Basta uscire un venerdì mattina e passando per Corso Buenos Aires, trovare un recinto con le pecore, per capirlo.
Voglio provare a raccontare la Milano che vedo. Io che ci sto da 6 anni, che vengo da Roma, che non pensavo di restarci tanto e che ancora cerco di orientarmi tra le sue strade troppo dritte. Che sono persa a Milano ogni giorno e sono parte di questa città.
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