dichiarazione di apertura

All'inizio, Milano per me era una città di quinte. I suoi viali ampi segnavano rotte precise, tra palazzi grandi dietro cui non sapevo mai cosa ci fosse. Poi ho scoperto che Milano e' una città di cortili interni, di improvvise viuzze di paese, di acqua sotterranea, che occasionalmente esonda sorprendendo l'amministrazione comunale.
Tra queste due Milano non ho ancora trovato un passaggio. Rimangono due città distinte, come la Milano degli aperitivi, dei brunch, dei creativi alternativi ma rampanti, dei locali minuscoli e acidi, spaziosi e minimalisti indecisi tra New York e Giappone, rinomati, dove bisogna farsi vedere... e la Milano delle latterie, delle osterie, dell'arci, del parco agricolo sud, delle cascine, delle bocciofile, della solidarietà da case di ringhiera, di un senso civico raro, brusco ma prezioso.
E non ci sono solo queste due Milano, perché, come dice Aldo Nove nel suo libro: "Milano non e' Milano". Basta uscire un venerdì mattina e passando per Corso Buenos Aires, trovare un recinto con le pecore, per capirlo.
Voglio provare a raccontare la Milano che vedo. Io che ci sto da 6 anni, che vengo da Roma, che non pensavo di restarci tanto e che ancora cerco di orientarmi tra le sue strade troppo dritte. Che sono persa a Milano ogni giorno e sono parte di questa città.

giovedì 25 novembre 2010

2. Here comes the Sun

Amo Milano nelle giornate di sole invernale.
Arrivano che ormai non me le aspetto più. Mi sorprendono, so che dureranno un istante e mi godo il cielo e la luce come fossero lì solo per me.
Sono il momento in cui davvero mi ricordo di essere a nord. La luce è rada, ha un'altra qualità a Milano, d'inverno, quando c'è il sole. Palazzi, oggetti, persone si stagliano diversamente. Un po' più immobili, come se si stiracchiassero verso l'alto per godersi la luce, ma appena. Come lucertole. E più definite. Contorni da tramontana, che pizzicano come gli occhi. E nei giorni più fortunati si vedono le Alpi piene di neve. Arrivano all'improvviso, come se le avesse portate la marea.
Esco di casa e l'erba del parco ancora un po' piegata dalla pioggia è di un bel verde smeraldo nella luce di taglio. Il campo da basket vuoto. Il canestro più fermo degli altri giorni, contiene un silenzio bello, che mi verrebbe voglia di sedermi su una delle panchine e starlo ad osservare tutto il giorno. Invece mi affretto verso l'autobus.

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