Uno dei luoghi di Milano che preferisco è la Stazione Centrale.
In generale mi piacciono le stazioni, le rotaie e quello che ci passa su. Per esempio mi emoziona entrando a Roma con il treno, il panorama squallido e metafisco di Scalo San Lorenzo. L'incrocio da ex-periferia delle rotaie del treno e del tram con le soprelevate della tangenziale est. Ma la stazione centrale di Milano, è un'altra cosa. E' bellissima. Per lei il fascino dei treni, l'opportunità di andare lontano, è solo una piccola aggiunta. Al di là della sua funzione, l'edificio Stazione-Centrale-di-Milano riesce ad essere un posto magico, pieno di fantasia, di possibile. I leoni, i cavalli alati, i guerrieri, le maschere che la animano, sono misteriosi e pieni. Per me è una specie di Notre Dame.
Ci passo quasi tutte le mattine. Il primo momento imperdibile in cui la avvisto è dall'autobus, mentre percorro viale Lunigiana. Per un attimo compare il ponte che sorregge le rotaie, con la fine arcuata delle gallerie, sorvegliate da leoni in pietra.
Ogni mattina la attacco dai fianchi la stazione. Corro rapida verso la sua parte più brutta, il suo intestino: la fermata della metropolitana (corrispondenza M2 e M3, "la verde" e "la gialla").
La mattina tra le 8 e le 10 è tra i momenti di maggiore flusso di viaggiatori, che sia dalla stazione, sia dal suo piazzale, capolinea di molti autobus, vanno a prendere la metro. Cosa li porta nel ventre triste e puzzolente di questo edificio che fuori è magnifico? In un immenso atrio porticato: due stretti tapis roulant, su cui non si sta in due, si fa difficoltà a trovare posto anche da soli se appena si porta una valigia un po' grande e spesso per "salire a bordo" c'è la fila.
La Stazione Centrale di Milano, ogni giorno mi invita a sognare e a non tenere gli occhi bassi, fino a che non entro, allora mi ricorda che bisogna essere magri, solitari, viaggiare leggeri, essere molto pazienti e mai in ritardo, e che Milano è una città che non fa nulla per farsi godere.
dichiarazione di apertura
All'inizio, Milano per me era una città di quinte. I suoi viali ampi segnavano rotte precise, tra palazzi grandi dietro cui non sapevo mai cosa ci fosse. Poi ho scoperto che Milano e' una città di cortili interni, di improvvise viuzze di paese, di acqua sotterranea, che occasionalmente esonda sorprendendo l'amministrazione comunale.
Tra queste due Milano non ho ancora trovato un passaggio. Rimangono due città distinte, come la Milano degli aperitivi, dei brunch, dei creativi alternativi ma rampanti, dei locali minuscoli e acidi, spaziosi e minimalisti indecisi tra New York e Giappone, rinomati, dove bisogna farsi vedere... e la Milano delle latterie, delle osterie, dell'arci, del parco agricolo sud, delle cascine, delle bocciofile, della solidarietà da case di ringhiera, di un senso civico raro, brusco ma prezioso.
E non ci sono solo queste due Milano, perché, come dice Aldo Nove nel suo libro: "Milano non e' Milano". Basta uscire un venerdì mattina e passando per Corso Buenos Aires, trovare un recinto con le pecore, per capirlo.
Voglio provare a raccontare la Milano che vedo. Io che ci sto da 6 anni, che vengo da Roma, che non pensavo di restarci tanto e che ancora cerco di orientarmi tra le sue strade troppo dritte. Che sono persa a Milano ogni giorno e sono parte di questa città.
Tra queste due Milano non ho ancora trovato un passaggio. Rimangono due città distinte, come la Milano degli aperitivi, dei brunch, dei creativi alternativi ma rampanti, dei locali minuscoli e acidi, spaziosi e minimalisti indecisi tra New York e Giappone, rinomati, dove bisogna farsi vedere... e la Milano delle latterie, delle osterie, dell'arci, del parco agricolo sud, delle cascine, delle bocciofile, della solidarietà da case di ringhiera, di un senso civico raro, brusco ma prezioso.
E non ci sono solo queste due Milano, perché, come dice Aldo Nove nel suo libro: "Milano non e' Milano". Basta uscire un venerdì mattina e passando per Corso Buenos Aires, trovare un recinto con le pecore, per capirlo.
Voglio provare a raccontare la Milano che vedo. Io che ci sto da 6 anni, che vengo da Roma, che non pensavo di restarci tanto e che ancora cerco di orientarmi tra le sue strade troppo dritte. Che sono persa a Milano ogni giorno e sono parte di questa città.